di Salvo Barbagallo
Ora tutti (?) vogliono la verità sulla presunta-vera (?) telefonata tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e il suo medico di fiducia, Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia, arrestato giorni addietro. La terribile frase che avrebbe pronunciato Tutino (“Va fermata, va fatta fuori come suo padre” riferita a Lucia Borsellino) nel presunto-vero silenzio del governatore siciliano ha scosso i Palazzi di governo e quelli delle segreterie politiche. Al primo impatto la notizia ha provocato istintivamente anche la solidarietà del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nei confronti della Borsellino; anche il premier Matteo Renzi ha inizialmente reagito aspramente per poi rinchiudersi in una posizione di “cautela” in attesa di “chiarimenti”. Ora tutti vogliono la “verità”: c’è da chiedersi “quale” verità si cerca e dove dovrebbe trovarsi. Per Rosario Crocetta “autosospesosi” dall’incarico ma non “dimesso” una sorta di tregua carica di interrogativi, ma anche se manterrà la sua carica istituzionale (la nostra opinione l’abbiamo già espressa) il colpo ricevuto (in un modo o in un altro) è fatale per il suo futuro politico.
Tutto ruota attorno a una intercettazione che la Procura di Palermo sostiene non essere agli atti dei procedimenti contro Matteo Tutino, mentre il direttore del settimanale “L’Espresso” Luigi Vicinanza conferma al quotidiano “La Stampa” che “Non c’è solo l’inchiesta nell’ambito della quale il medico Matteo Tutino è stato arrestato. Ci sono altri filoni di indagine, altri documenti” e spiega che “Il dialogo esiste ma non fa parte degli atti pubblici, quelli a disposizione delle parti coinvolte. Pertanto ribadiamo quanto pubblicato nel giornale in edicola”.
Come si può notare, alla fine, ci si avvita sulle opposte posizioni, un clima difficile nel quale dovrebbe saltare fuori la “verità”? Quale “verità”? Di certo, almeno sino ad ora, la questione delle “possibili” dimissioni di Crocetta, auspicate da molti all’interno del suo stesso partito (il PD), sono passate in seconda linea e alla fine la “gran caciara” si potrebbe scaricare (tanto, è la cosa più semplice…, no?) sul giornalista che ha tirato fuori dal fuoco una patata troppo bollente. E la “verità”? Quale “verità”, noi torniamo a ripetere. Di sicuro c’è che fare il giornalista diventa sempre più difficile e le vicende di cui si viene a conoscenza ancora più “scomode” da raccontare.
Il discorso è molto più complesso e riguarda i politici la cui credibilità cade in frantumi ogni giorno: i cittadini sono costretti a prenderne atto ogni giorno. Prima o poi per questa storia (così come è accaduto altre volte) ci sarà qualcuno che tirerà fuori dal cilindro la parola “cospirazione”, quella parola ambigua che spesso torna utile a molti, anche se poi nessuno riesce a conoscere chi sono i presunti “cospiratori”. Rosario Crocetta attribuisce alla “mafia” gli scossoni che da tempo riceve, e anche il termine “mafia” (parola altrettanto ambigua) può diventare “funzionale” nei momenti di crisi profonda.
Come non comprendere lo stato d’animo della famiglia Borsellino? Il quotidiano “Huffington Post” riporta quanto affermato dal fratello del magistrato assassinato, Salvatore Borsellino. Le sue parole sono significative: “Se questa intercettazione è reale è di una gravità estrema. Anche solo il fatto che Tutino abbia potuto dire una frase del genere vuol dire che riteneva di essere in condizione di farlo. Se ha ritenuto di potergliela dire significa che poteva farlo senza paura che Crocetta corresse da un magistrato per denunciare una minaccia del genere. Il che già è gravissimo. Se invece la notizia è stata costruita ad arte vuol dire che il degrado della vita politica in Italia è a livello intollerabile”.
Comunque vada a finire la querelle sulla presunta intercettazione, appare evidente che il tempo di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione Siciliana sia scaduto. E’ nell’ordine delle cose “all’italiana”, e non solo delle cose “alla siciliana”: le ultime esperienze dai Palazzi della Capitale lo dimostrano ampiamente. E poi, l’Italia ha sempre dato prova di sapere custodire molto bene i propri “segreti”. E poi ancora: guai a chi cerca caparbiamente la “verità”…